di Franco Astengo
“In questo contesto è già visibile la dinamica politica che potrebbe configurarsi. La destra, dal governo e dall’opposizione, farà politica. Il Pd agirà coerentemente con la sua natura, quindi più da apparato dello Stato che da partito politico. La sinistra che sostiene il governo e il M5S potrebbero subire processi dissolutivi, e sono ormai privi di riconoscibilità per una parte significativa del loro elettorato. Lo stesso mantenimento dell’alleanza Pd-M5S-LeU sarà difficile. Le condizioni sono favorevoli, perché per la prima volta, possa essere una sinistra rinnovata nelle forme, nelle pratiche e nei volti e non ancora presente in Parlamento, a giocare il ruolo della forza nuova e anti- élite, come fece il M5S durante il governo Monti. Queste le condizioni oggettive. Su quelle soggettive, forse si può ora lavorare con un’ottica di lungo periodo e aggregare forze sociali e culturali in un nuovo progetto, cercando di cogliere una potenziale opportunità”
(Da “Il Manifesto” newsletter “Il lunedì rosso” 22 febbraio 2021)
Per oggi, 24 febbraio, “Il Manifesto” annuncia l’ultimo appuntamento per il dibattito avviato qualche giorno fa tra le sue lettrici e i suoi lettori per una raccolta di opinioni sulla nuova fase politica segnata dall’avvento del governo Draghi.
Forse il riassunto è già contenuto nella frase che compare oggi accanto al titolo “Dite la vostra” : Draghi non è una restaurazione perché il Conte 2 non era rivoluzionario, ma il passo indietro c’è”.
Se questa affermazione può essere ritenuta indicativa dell’orientamento prevalente degli intervenuti si può allora pensare che questa discussione non possa ritenersi conclusa ma anzi ha bisogno di proseguire sviluppando un serio approfondimento su alcuni punti:
1) Appare evidente come necessiti di non rimanere isolata la posizione assunta da sinistra in Parlamento di votare contro alla fiducia;
2) Da più parti e da diverso tempo si sta cercando di porre sul tappeto la discussione circa le necessità di una riflessione su di una nuova soggettività della sinistra italiana nella cui fase di costruzione ci si proponga di riempire il vero e proprio vuoto che si è aperto nel corso degli anni;
3) L’occasione si sta indubbiamente presentando anche se non appare sufficiente (come indicato nell’articolo) il “nuovo” e l’ “anti – élite”, così come l’urgenza della fase suggerirebbe di porre qualcosa in mezzo tra l’immediatezza di scelte politiciste e l’ottica di lungo periodo;
4) I diversi soggetti politici e culturali impegnati in questa direzione dovrebbero cercare subito una sede comune di confronto e “Il Manifesto” potrebbe offrirla fornendo retroterra ad un progetto politico di “opposizione per l’alternativa” (tanto per dirla con un linguaggio d’antan);
5) Quel che è certo che occorre delineare un orizzonte che dovrebbe essere articolato su due punti:
a) Far prevalere l’idea del “senso del limite”: quel “senso del limite” che richiede l’esercizio dello spirito critico e della continua ricerca sulla realtà della natura umana. Si è rovesciato il senso delle “magnifiche sorti e progressive” e la storia non è certo finita anche se è difficile individuarne traiettorie lineari;
b)Il governo delle cose non può essere demandato alla volontà di potenza di chi detiene il dominio di una tecnologia posta in funzione della crescita esponenziale dei margini di disuguaglianza ,com’è avvenuto nel corso degli ultimi decenni. Ci si sta incamminando su questa strada ed è questo un punto di discrimine anche verso il governo Draghi.
La questione del voto sul governo Draghi diventa allora una piccola cosa se non riusciamo a farla uscire dal bozzolo politicista per considerarla, invece, un varco per recuperare soggettività.
L’opposizione non deve coesistere con l’idea di un ritorno all’indietro di tipo meramente identitario: non credo lo voglia nessuno, ma questo passaggio non può essere ignorato o considerato indifferente.
L’opposizione deve riconoscere la complessità di una fase nella quale porre in forma dialettica il tema della presenza della sinistra nel progetto di costruzione di un’alternativa di società e di sistema.
Digitalizzazione e sostenibilità sembrano rappresentare i punti di una ricerca dell’alibi nella visione di una società del dominio che prosegue il suo itinerario nell’onda della “fine della storia”.
L’interrogativo riguarda come i processi di innovazione agiranno nella società dei consumi come nuova frontiera della modernità dell’individualismo: questo governo, modificando di fatto la forma di governo con la riduzione del Parlamento a sede di ratifica, mira a suffragare un punto di non ritorno.
Questa è la motivazione portante del conflitto da realizzare.
Un conflitto sulla base del quale cercare di costruire una nuova soggettività capace di affrontare la diversa qualità delle fratture sociali cercando di individuarne i nessi e comprenderne gli effetti di vero e proprio sfibramento sociale.
Il senso di questa nuova soggettività dovrebbe essere quello di riportare verso il collettivo il senso dell’agire del singolo dentro alle contrastanti dinamiche che puntano ad escludere la rappresentanza politica: fare a meno della rappresentanza è l’altro punto che la formula del governo Draghi sta ponendo in discussione attraverso il tentativo di modificare sostanzialmente la forma di governo.
Tutto ciò richiama il tema della sinistra costituzionale: un discorso che, in questo momento, ci porterebbe lontano ma che sarà doveroso riprendere al più presto.