di Sergio Acquilino
L’intervista rilasciata da Amoretti a IVG, che segue le dichiarazioni dello stesso tenore che egli ha già fatto alcuni giorni fa, è interessante sotto diversi aspetti e merita un approfondimento.
In sostanza Amoretti afferma che lui è stato proposto dal centrodestra ma che la contrapposizione tra destra e sinistra è superata per cui bisogna mettere da parte “gli estremismi” da una parte e dall’altra e lavorare “contro il partito del No” che bloccherebbe la città.
Il quasi candidato a sindaco, se il suo progetto ambizioso riuscirà ad affermarsi, aggiunge che ha una stima (addirittura) “illimitata” per Toti e che l’attuale sindaco Caprioglio non ha sbagliato ma che sbagliato sarebbe stato “il metodo della contrapposizione” che avrebbe escluso “risorse preziose”.
In sostanza egli, quasi in solitudine, dà un giudizio positivo sulla presente amministrazione di centrodestra facendo intendere che se non ha fatto tutto quello che poteva non è per colpa sua o delle continue liti intestine che l’hanno costretta all’immobilismo, ma del “metodo della contrapposizione” e quindi, in sostanza, delle minoranze che, contrapponendosi, avrebbero impedito di operare per il bene della città.
Ma visto che la continuità dell’attuale amministrazione è improponibile agli occhi degli elettori e che le liti nel centrodestra (ed all’interno stesso dei singoli partiti che lo compongono) impediscono perfino di trovare un candidatura a sindaco condivisa, si cerca altrove e ne esce fuori un progetto apparentemente nuovo e coinvolgente.
In altri termini si cerca di pescare “a sinistra”, naturalmente moderata ed escludendo gli estremismi, facendo nomi e riferimenti che, peraltro, con la sinistra, pure quella moderata, da tempo nulla hanno a che fare, nel tentativo di coprire con questa operazione camaleontica il vuoto che riempie il centrodestra.
Si tratta, in sostanza, del tentativo di replicare quello che venne fatto alcuni anni fa con la candidatura di Gervasio in contrapposizione con quella di Aldo Pastore, ed Amoretti fu proprio uno dei protagonisti di quell’esperienza che visse come assessore all’urbanistica, con il sostegno, neppure troppo velato, di quella “sinistra” (sic) moderata che ha determinato la sconfitta di Pastore e l’affermazione di quello che è stato da più parti definito come il “partito trasversale del cemento”.
Partito che ha proseguito a governare la città anche negli anni successivi, con l’elezione a sindaco di Carlo Ruggeri (non a caso citato espressamente da Amoretti tra gli interlocutori privilegiati) e che ha dato il via definitivo alla trasformazione speculativa delle aree industriali dismesse.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti e si legge molto bene nel declino di Savona che, mentre il metodo della concertazione, invocato nuovamente da Amoretti, faceva costruire nuove case, dal 1991 al 2011 ha perso circa 7.000 abitanti.
Oggi Amoretti parla di lavoro e ripete più volte quel termine, ma quando l’intervistatore lo incalza per fargli dire qualche proposta concreta lui si rifugia nell’affermazione che il programma dovrà nascere dalla mediazione (sì, proprio mediazione) tra i partecipanti alla coalizione e non è in grado di proporre nulla, anche se l’ombra del cemento sembra nuovamente aleggiare come un fantasma dietro i richiami alla collaborazione con i protagonisti di quella stagione.
Sarebbe invece molto interessante sapere quale politica egli propone, ad esempio, per il commercio e quale atteggiamento questa ipotetica alleanza vorrà tenere verso la ventilata apertura, cara alla Regione dello “stimatissimo” Toti, di un altro supermercato Esselunga a Savona.
Oppure quale politica per l’Ospedale San Paolo (pure esso citato dal candidato sindaco), dopo che la Giunta regionale dello stesso Toti ha chiaramente privilegiato altri poli ospedalieri in una logica di privatizzazione selvaggia della sanità ligure.
Questo per dire che tra le politiche di destra e quelle di sinistra (quella vera, moderata o radicale che sia) non c’è una interscambiabilità e che solo un completo rovesciamento di prospettiva rispetto agli ultimi anni potrà risollevare le sorti della città.
Abbiamo visto che 27 anni fa l’operazione Gervasio riuscì grazie all’aiuto di una parte dei personaggi e soggetti politici che Amoretti vorrebbe nuovamente coinvolgere, ma oggi, dopo che i savonesi hanno visto i risultati di quell’esperienza e delle politiche che ne sono seguite, credo che sia ben più difficile, anche ammesso che i soggetti chiamati a raccolta rispondano positivamente, convincere la città a sostenere una replica di ciò che è stato fatto allora.
Le necessità di Savona vanno infatti ben oltre ad un “tavolo di confronto tra le categorie” ed è invece necessario lavorare ad un vero e proprio progetto di lunga scadenza, ad un piano strategico per i prossimi 10 o 20 anni da costruire attraverso il coinvolgimento dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese, dell’Università, della cultura e l’utilizzo di tutte le professionalità disponibili, naturalmente nell’ottica di una piena sostenibilità ambientale ed umana.
Da ultimo volevo rassicurare Amoretti, che peraltro stimo personalmente anche se è molto distante da me politicamente, che nel progetto che a sinistra stiamo preparando per la città di Savona, e che a breve termineremo di pubblicare, il termine No non è riportato nemmeno una volta.
Contrastare il partito trasversale del cemento, infatti e ad esempio, non vuol dire ignorare la necessità di interventi sulle aree degradate, ma occorre che questi interventi siano valutati sotto il profilo del pubblico interesse, programmati dalla pubblica amministrazione, discussi con i cittadini e non lasciati alle esclusive mire speculative dei soggetti privati interessati.
Non siamo, infatti, né ci sentiamo in alcun modo estremisti, ma riteniamo che la Città di Savona meriti uno sforzo collettivo di impegno ed intelligenza che vada ben al di là di quello, invero modesto, che è stato fatto negli ultimi anni e che oggi ci viene riproposto.