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Cultura a Savona

di Jacopo Marchisio

La grave crisi di identità civica e la scarsa fiducia dei savonesi in Savona stessa non si possono vincere senza un ripensamento delle attività culturali cittadine entro una cornice capace di armonizzarle, svilupparle, talvolta ricostruirle. Questa cornice non può che derivare dall’impulso dell’amministrazione comunale, che rappresenta per proprio statuto le istanze dell’intera società savonese.

Primo requisito per l’azione dovrà essere l’autorità politica dell’amministrazione stessa: solo un governo cittadino riconosciuto come autorevole dagli operatori del settore, capace di ascoltare proposte e bisogni delle diverse realtà, ma nel contempo in grado di indirizzarle entro un progetto definito, può rappresentare una vera forza propulsiva. L’amministrazione uscente di centrodestra si è dimostrata in questo assai debole, rinunciando pressoché completamente alla regia pubblica sul settore; gli ultimi anni del centrosinistra precedente, pur agevolando talvolta felici iniziative di realtà del territorio, non avevano tuttavia mostrato un interesse di fondo verso questa leva come stimolo alla crescita cittadina.

Un programma culturale attento dovrà prevedere in primo luogo la valorizzazione attenta delle più importanti realtà locali, non solo consentendo loro di operare al meglio, ma chiedendo loro precisi impegni nei confronti della comunità: è un intero tessuto civico a dover essere insieme sostenuto e “sfidato” per poter raggiungere, nelle sue diverse articolazioni, la massima qualità possibile. La continuità e il continuo arricchimento delle manifestazioni andranno dunque premiati, senza che questo crei rendite di posizione, ma per consentire alle forze del territorio di esprimerne – e talvolta definirne – l’identità. Questo, naturalmente, senza trascurare quegli apporti esterni capaci di segnare davvero il passo, non come presenze “spot”, ma come fonte di idee che possano sedimentare nella riflessione cittadina.

Spesso la vita culturale civica appare velleitaria: dovrà diventare ambiziosa. Servirà per questo un profilo culturale più sorvegliato e omogeneo delle attività, pur giustamente indipendenti e in diversi casi per niente irrilevanti, che già si svolgono.

Circa gli spazi, per prima cosa si dovrà sostenere un lavoro molto impegnativo sul Teatro Chiabrera. Non solo l’apertura di cui già molto si è parlato del bar anche all’esterno e non solo in occasione degli spettacoli, ma altresì la riapertura (urgente) del Ridotto, con il suo bellissimo bar annesso; il ripristino delle porte di comunicazione fra la galleria del Ridotto e la balconata; l’acquisto di una dotazione tecnica fissa (la cui mancanza è da sempre incomprensibile); l’introduzione di un impianto di aria condizionata per sfruttare la sala anche in estate; il ripristino della figura del custode; e, naturalmente, un forte intervento sui programmi e sulle produzioni, a partire da quelle del Teatro dell’Opera Giocosa, che al Chiabrera ha sede e un membro del cui consiglio di amministrazione è indicato dal Comune di Savona. Sempre in tema di spettacolo, la Convenzione che regola i rapporti fra Comune, Arci e Officine Solimano andrà sfruttata a fondo, con un maggior, reciproco sostegno

Fondamentali saranno il recupero dei grandi contenitori storici e la valorizzazione degli spazi culturali entro i quartieri, molto importanti come elemento di presidio periferico, per evitare l’ingrigimento ulteriore di zone che è fondamentale rendere di nuovo comunità e non solo insiemi edifici.

Savona è città dal ricco tessuto associativo, che vive oggi, in tempo pandemico, una grave sofferenza. Questo tessuto associativo, i suoi luoghi di riferimento, i cittadini che esso è in grado di raggiungere, la possibilità di sostenere in diversi modi la ripresa o l’arricchimento di attività oggi sospese ma che hanno talvolta significato molto per l’identità cittadina, dovranno essere oggetto di interlocuzione profonda e attenta: circoli, associazioni, SMS possono ancora costituire un punto di riferimento cui molto si può chiedere ma cui molto si deve anche riconoscere, in termini di attenzione, di ascolto, di solidarietà.

L’integrazione dell’offerta non dovrà essere considerata meno importante della qualità dell’offerta stessa. Se è giusta e necessaria la piena libertà di iniziativa di ogni realtà, una più scrupolosa attenzione affinché le attività tra di loro affini non alternino fasi di vuoto con altre di sovrapposizione non può che toccare al Comune di Savona: sarebbe prezioso il recupero di strumenti – cartacei o digitali – sul modello dell’antica e non dimenticata “Agenda”.

Il bilancio stesso della Cultura andrà riconsiderato non solo in quantità, ma in modalità di gestione: per esempio, i costi degli allestimenti estivi al Priamar andrebbero spostati verso il settore del Turismo, cui maggiormente pertengono: meglio allora garantire una qualità dignitosamente professionale e un’attrattiva “di massa”, magari usando – vedi sopra – il Chiabrera anche in estate per occasioni più raffinate: ma, in questo caso, il capitolo di spesa dovrà logicamente riguardare più il Turismo.

In generale, il bilancio del settore Cultura dovrà essere considerato uno dei punti di partenza su cui costruire l’idea di città. Se, chiudendo da dove si è partiti, l’amministrazione dovrà dimostrare autorevolezza politica, capacità di dialogo e superamento della tendenza attuale a delegare agli uffici anche questioni di responsabilità e di scelta, lo strumento di tali scelte dovrà riconoscersi nella gestione economica del settore. Il bilancio, se rivisto nei suoi criteri di fondo, può costituire il mezzo per incidere non solo economicamente, ma con senso civico e visione, sul sistema delle attività culturali e – di conseguenza – dell’identità civica.

Foto di Pexels da Pixabay 

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