Ricordate l’area di crisi complessa, l’intervento di Invitalia, il lungo iter burocratico per la pubblicazione dei bandi, le domande, le graduatorie delle aziende, gli stanziamenti della Regione?
Penso sia il caso, a questo punto, di interrogarci sugli esiti concreti di questa operazione cercando di ottenere risposte.
Di seguito il riassunto di alcuni passaggi e le considerazioni iniziali al riguardo della questione formulate fin dall’inizio da chi scrive queste note.
Grazie per le eventuali interlocuzioni.
Le notizie sotto riportate erano state tratte via via da IVG e Savona News
16 giugno 2016
Si è concluso con un’apertura che lascia spazio alla speranza il tavolo tenutosi oggi a Roma, al ministero per lo sviluppo economico, relativo alla richiesta di apertura dello stato di area di crisi complessa per la provincia di Savona.
Al vertice hanno partecipato i rappresentanti del governo (tra i quali il vice ministro Teresa Bellanova), i rappresentanti delle aziende savonesi maggiormente in crisi (Tirreno Power, Bombardier e Piaggio) e Provincia, Regione insieme ai vertici dell’Unione Industriali e dell’Autorità Portuale di Savona.
Le “parti savonesi” hanno sottoposto all’attenzione del governo il documento sottoscritto ieri da tutti i primi cittadini che compongono l’assemblea dei sindaci della Provincia di Savona e cioè la richiesta ufficiale del riconoscimento dello stato di area di crisi complessa. Al termine dell’incontro il Mise e il governo hanno accettato la richiesta e ha chiesto a sua volta alla Regione di produrre una delibera di giunta che “ufficializzi” tale richiesta. La delibera dovrà poi essere invita al Mise per l’accoglimento e l’apertura ufficiale dell’iter burocratico necessario al riconoscimento dello stato di crisi.
“Siamo arrivati al tavolo con una certa titubanza – spiega il presidente della Provincia Monica Giuliano – Eravamo preoccupati del fatto che il governo potesse non accogliere questa istanza presentata dall’assemblea dei sindaci. Invece non è stato così”.
Il segretario provinciale della Cgil Giulia Stella specifica meglio: “Il riconoscimento di questo stato di area di crisi complessa ci darà la possibilità di avere investimenti pubblici e privati e facilitazioni rispetto alle condizioni del lavoro, la rivalutazione e la riconversione dei siti industriali e tutto ciòche è a corollario di un progetto che stava andando avanti e che mai come ora è necessario”.
5 settembre 2016
Con deliberazione della Giunta regionale n.812 del 5 settembre 2016 è stata presentata istanza di riconoscimento di situazione di crisi industriale complessa dell’area del savonese e approvato il dossier sul Progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi complessa del savonese ai sensi dell’art. 1 comma 3 del DM del 31 gennaio 2013, attuativo dell’art. 27, comma 8, del DL 22 giugno 2012 n. 83 recante “Misure urgenti per la crescita del paese”.
Successivamente, con Deliberazione n.835 del 20 settembre 2016, è stata individuata l’area per l’Istanza di riconoscimento di situazione di crisi industriale complessa dell’area del savonese.
21 settembre 2016
Il Decreto ministeriale 21 settembre 2016 – Area industriale complessa Savona accerta le condizioni per il riconoscimento di crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale per l’area della Provincia di Savona ricomprendente i Comuni liguri del Sistema Locale del Lavoro di Cairo Montenotte e i Comuni di Vado Ligure, Quiliano e Villanova d’Albenga.
Per tale area sarà adottato, mediante apposito accordo di programma, il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale al fine di regolare gli interventi agevolativi, l’attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati, le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate.
L’area del savonese rappresenta uno dei principali poli economici della Liguria. In termini di popolazione costituisce la seconda provincia. Il peso demografico si traduce in un altrettanto forte peso economico, soprattutto facendo riferimento alle aree tradizionalmente a vocazione industriale (Valle Bormida, Vadese e Villanova d’Albenga).
L’area di riferimento individuata quale area di crisi industriale complessa comprende il Sistema Locale del Lavoro di Cairo Montenotte (che racchiude i Comuni di Altare, Bardineto, Bormida, Cairo Montenotte, Calizzano, Carcare, Cengio, Cosseria, Dego, Giusvalla, Mallare, Millesimo, Murialdo, Osiglia, Pallare, Piana Crixia, Plodio e Roccavignale), il vadese (i comuni di Vado ligure e Quiliano) e Villanova d’Albenga.
9 Marzo 2017
Accelerata per rendere operativi gli strumenti previsti dall’area di crisi complessa per il Savonese. E’ terminata una riunione a Roma nella quale, alla presenza di Governo, Regione e Provincia di Savona, sono stati indicati i due nominativi di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia, che si occuperanno direttamente del piano strategico per le zone della provincia di Savona colpite dalla crisi industriale, con l’obiettivo di far partire i bandi per nuove imprese e investimenti prima possibile.
Corrado Diotallevi e Tommaso Cafora saranno i due referenti dell’agenzia per la provincia di Savona, secondo quanto stabilito dal Comitato di coordinamento per l’area di crisi complessa, ovvero la nuova governance per gestire e organizzare l’insediamento di nuove realtà produttive
4 Maggio 2017
“E’ stato pubblicato dalla Provincia di Savona l’avviso di procedura ricognitiva non vincolante per l’individuazione di lotti e immobili di proprietà privata presenti nei territori dei Comuni riconosciuti appartenenti all’Area di crisi complessa.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, con decreto ministeriale del 21 settembre 2016, ha riconosciuto l’area di crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale il territorio della Provincia di Savona comprendente i Comuni Liguri del Sistema Locale del Lavoro di Cairo Montenotte (ossia i comuni di Altare, Bardineto, Bormida, Calizzano, Carcare, Cengio, Cosseria, Dego, Giusvalla, Mallare, Millesimo, Murialdo, Osiglia, Pallare, Piana Crixia, Plodio, Roccavignale) nonché i Comuni di Vado Ligure, Quiliano e Villanova di Albenga.
Il riconoscimento di Area di Crisi industriale complessa prevede la predisposizione da parte di Invitalia (Agenzia nazionale, di proprietà del Ministero dell’Economia, per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) del Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) anche attraverso la rilevazione di aree, edifici disponibili, a destinazione industriale, produttiva o direzionale, di proprietà privata, presenti nei comuni che rientrano nell’area di crisi complessa.
“L’avviso di procedura ricognitiva pubblicato dalla Provincia di Savona rientra nel piano delle azioni definite allo scopo di creare una banca dati delle aree ed edifici disponibili per l’insediamento di nuove attività imprenditoriali, dichiara il presidente della Provincia di Savona Monica Giuliano.
“Una vera e propria rilevazione di informazioni relative alla disponibilità di aree ed edifici a destinazione industriale, produttiva, direzionale di proprietà privata presenti nel territorio dei Comuni della Provincia di Savona che rientrano nell’area di crisi industriale complessa, che non siano occupate da attività di impresa” conclude il presidente Giuliano.
“Una procedura che auspichiamo – aggiunge il consigliere provinciale con delega alla Gestione Area di Crisi Complessa, Alberto Ferrando -, possa soddisfare le richieste informative sulle possibili localizzazioni di nuovi potenziali investitori e, al contempo, promuovere l’attrazione di investimenti sul territorio dei Comuni coinvolti”.
Queste le valutazioni al LUGLIO 2016 svolte da chi ha redatto questa nota:
Manca la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale. Oltre, infatti, a un rischio commissariamento Regione – Invitalia, che va scongiurato con patti seri e certificabili, c’è la questione delle risorse strutturali disponibili. Guardiamo ad esempio il destino dei fondi ex FAS, oggi coesione e sviluppo che possono rientrare nella cornice dell’accordo sulle aree a crisi complessa. Per sbloccare questi fondi bisogna capire quando c’è “disponibilità di bilancio in conseguenza delle scelte del legislatore (Governo e Parlamento) nella determinazione delle manovre correttive di finanza pubblica e delle annuali sessioni di bilancio”.
Il rischio che si corre e che è già stato segnalato da situazioni analoghe è quindi di legarsi ad accordi di governance dove, ci venga scusato il gioco di parole, non si governa. Magari si partecipa come oggetto dell’intervento di crisi, come oggetto d’intervento su fondi e politiche d’immediata emergenza. Ma dove, alla lunga, i soggetti forti sono altri, come la sinergia Regione – Invitalia, e dove i fondi reali appaiono fortemente vincolati dalle politiche di tagli del governo.
Ci sono poi altre questioni di fondo che non possono essere trascurate. Questioni che non ci risultano finora essere state discusse, in modo approfondito, in sede istituzionale. Prima tra tutte: si ha un’idea dell’impatto che ha un accordo sulle aree a industrializzazione complessa ha sull’economia complessiva del territorio?
C’è poi la questione della sinergia politica industriale -ambientale (tema particolarmente delicato nel frangente) e politica economica complessiva del territorio e strumenti finanziari (dalla macro e microcredito).
Di conseguenza è necessario porsi alcune questioni:
- Se la richiesta dell’ottenimento di aree di crisi industriale complessa sia più adatta per l’emergenza, vedi questione fondi che la Regione può attivare, che non per la programmazione reale.
- Se non ci siano delle criticità rispetto a un ruolo subordinato degli enti locali entro questo genere di architettura istituzionale. Se l’architettura istituzionale che vede un ruolo forte della possibile sinergia Invitalia -Regione sia adatta per le esigenze della nostra città.
- Se ci siano effettivamente fondi adatti a programmare in tempi certi, e da parte di chi, la riconversione e la bonifica del territorio e in quali tempi.
- Quanto queste politiche possano produrre saldi occupazionali positivi, di lungo periodo ed economicamente significativi. Quale modello possa poi coprire il resto ovvero la parte significativa di popolazione che non verrà raggiunta dalle politiche industriali e del lavoro.
- Come in sede locale si possa ricavarsi un proprio incisivo spazio di governance multilivello fatto concretamente di collaborazioni, sinergie, istituzioni che cercano e indirizzano fondi bypassando lo spazio nazionale. E sterilizzando il primato dell’impresa così come è previsto dal diritto comunitario.
- Quale modello complessivo di territorio emerga anche su un punto non eludibile: l’uscita di Vado Ligure dalla situazione di nocività ambientali.
Rimane la domanda finale: quali risultati sono stati fin qui ottenuti?